La 50^Sagra dell’Uva secondo l’assessore Valenzano
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- Pubblicato Giovedì, 02 Ottobre 2014 18:43
- Scritto da Rosalba Lasorella
di Rosalba Lasorella
Si sono quasi definitivamente spenti i riflettori sulla 50^ Sagra dell’Uva di Rutigliano, edizione che -come già preannunciato- non ha riservato a cittadini e turisti grandi novità, ma che ha comunque suscitato l’interesse di quanti vedono in questa importante festa popolare un’occasione per mettere in risalto tutte le possibilità del territorio.
Per conoscere la prospettiva dell’amministrazione rispetto all’organizzazione e al risultato della manifestazione che dovrebbe celebrare l’uva da tavola, abbiamo intervistato Pinuccio Valenzano, Assessore all’Agricoltura nonché Vicesindaco del Comune di Rutigliano, il quale ha chiaramente espresso l’orientamento futuro del suo operato. Futuro che lascia intravedere la partecipazione -insieme ad altri comuni pugliesi- all’Expo 2015 in programma a Milano a partire dal prossimo 1 maggio.
Qual è la prospettiva dell’Assessorato all’Agricoltura rispetto alla festa da poco trascorsa?
«Sono passati ormai circa 10 giorni e stiamo cercando anche noi di inquadrare il nostro percorso, soprattutto relativamente agli incontri che abbiamo tenuto sia il 20 che il 21 settembre; il primo di tipo istituzionale, il secondo più tecnico-scientifico.
Era opportuno intraprendere un percorso istituzionale, dal momento in cui il periodo che si vive non offre grandi spunti commerciali, anzi ci sono delle negatività e delle limitazioni dovute a particolari situazioni geografiche e politiche. Era opportuno discuterne: il rappresentante della Camera di Commercio chiamato a partecipare (Alessandro Ambrosi n.d.r.) era deputato a suggerire altri percorsi da intraprendere ed è stato abbastanza chiaro nella sua relazione. Quella sera è stato importante anche l’intervento del Presidente di Apeo Giacomo Suglia, rappresentante dei commercianti, perché bisogna fare squadra: tutti gli attori sono chiamati a sedersi e a confrontarsi, a sforzarsi di trovare altre vie per incentivare i consumi e garantire ai consumatori un prodotto sempre più sano.
C’è da studiare per mettere in campo un’idea colturale, ma ancor prima culturale, capace di far arrivare in ogni dove notizie certe, sicure, scientifiche della bontà di quello che noi produciamo. E’ stata una bella serata, molto sentita: per la prima volta l’Assessorato all’Agricoltura ha ritenuto opportuno -all’interno della manifestazione della Festa dell’Uva- partecipare con la propria faccia e di propria iniziativa. Si è aperto un percorso che avrà i suoi risvolti nel tempo, con argomenti diversi ma finalizzati sempre all’idea della discussione in loco e della promozione nei luoghi dove c’è consumo».
Lei ritiene che la Sagra dell’Uva serva ancora a promuovere l’uva da tavola e a stimolare l’economia di Rutigliano?
«Certo, serve a stimolare l’economia locale, anche perché ora le aziende vivono un momento difficile, soprattutto considerando la tipicità del nostro prodotto. Per questo abbiamo cercato di apportare delle novità a questi due giorni di manifestazioni. Abbiamo cantierizzato l’idea di mettere in atto un’anagrafica aziendale: ancora oggi a Rutigliano non abbiamo una lista completa di recapiti, che sia posta elettronica o numeri di cellulare, ma è nostra intenzione informare e comunicare con i mezzi più semplici però più diffusi, in modo tale da coinvolgere tutti e non escludere nessuno. Nello stand abbiamo cercato di implementare il bacino, perché è da qualche tempo che ci stiamo attivando sotto questo profilo di raccolta dati. Inoltre, abbiamo realizzato un sondaggio: abbiamo posto dei quesiti ai visitatori dello stand (ovviamente non a gente del posto) per avere un piccolo termometro della situazione. Si tratta di un campione minimo ma indicativo, una realtà simbolica ma efficace, perché da quelle risposte sono emersi certi valori, certe indicazioni su cui dovremmo focalizzare l’attenzione per approfondire le esigenze di chi viene a trovarci».
È opinione diffusa che l’impostazione della festa a cui siamo abituati da diversi anni probabilmente non abbia dato il giusto risalto al prodotto “uva”. Il fatto che l’Assessorato all’Agricoltura abbia organizzato per la prima volta un suo stand è un segnale di cambiamento? Si vuole davvero ritornare a fare dell’uva il prodotto simbolo della nostra città?
«La domanda è bella e sottile. Intanto, nella Sagra dell’Uva bisogna argomentare tutto il mondo che circonda l’uva, ma questo non ci esime dall’affrontare altre situazioni e dall’arricchire la manifestazione. Certo, in un momento come questo va affrontato il discorso “uva da tavola”, ma non solo. Adesso bisogna mettere insieme un po’ di tutto; dell’uva però necessariamente si deve parlare. Ecco il perché dello stand, in piazza, in mezzo alla gente, che ha suscitato grande interesse: i visitatori, un po’ per la curiosità, un po’ per gli argomenti che erano seri e vicini a noi, si sono avvicinati e hanno approfondito il tema della sostenibilità ambientale. Bisogna capire che queste ormai sono questioni sociali e culturali che riguardano tutti, non solo chi si occupa di agricoltura.
Siamo qui per condividere un percorso sociale che guardi alla crescita di tutti, soprattutto delle nuove generazioni. Bisogna lavorare su un unico percorso, rafforzarlo e farlo conoscere nei luoghi giusti. Questo è l’indirizzo che l’assessorato vuole dare, ma siamo aperti a raccogliere idee anche da parte di privati, cittadini, associazioni e realtà culturali che vivono il nostro paese, in modo tale da rafforzare questo matrimonio».
Alla luce delle difficoltà a cui faceva riferimento, quest’anno avete trovato la stessa disponibilità tra i produttori e i commercianti per l’organizzazione della sagra?
«In un momento del genere, nel cuore delle attività, c’è un po’ di sconforto perché non si intravede una via d’uscita, però la fiducia non è venuta meno e io l’ho notato quando sono andato personalmente a consegnare gli inviti alle aziende del territorio (per dare a queste realtà un segnale forte da parte del nuovo assessorato).
La loro partecipazione è venuta semplicemente ma con dei segnali chiari e questo mi ha fatto piacere, perché è stato un voler dire “andiamo avanti, probabilmente qualcosa può nascere”. Certo, il momento non è facile e anche il periodo della sagra non va più bene. Mentre andava bene parecchi anni fa, quando le nostre attività quasi si concludevano a fine settembre, ora -con l’utilizzo di nuove tecnologie- il periodo si sta spostando e la festa capita proprio quando siamo nel pieno delle attività. E non trascuriamo il fatto che la nostra sagra coincide sempre con la conclusione della Fiera del Levante, una manifestazione difficile da sovrastare. Quindi sarebbe bene rifletterci su per fare in modo che il nostro comune possa ancora, con un certo peso, dire la sua».
Si è parlato spesso di promozione fuori dalle mura cittadine. Il Comune di Rutigliano sta già guardando ad eventi nazionali ed internazionali?
«Sì, stiamo lavorando in quella direzione. Sappiamo che c’è un appuntamento da non trascurare, che è quello dell’Expo 2015 e conosciamo l’importanza dell’evento. Io ho sempre stimolato l’amministrazione a partecipare al Fruit Logistica di Berlino o al Mac Fruit di Cesena, perché frequentando incontri del genere si capisce sia quanto siamo piccoli e vulnerabili, sia quanto importante è fare squadra per assicurarci un percorso più competitivo rispetto alle altre realtà. C’è la volontà di partecipare all’Expo di Milano: avere una vetrina del genere sarebbe il massimo. Ci stiamo dando da fare in questo senso, ma non esclusivamente per l’uva, perché a Milano, se ci andiamo ed io me lo auguro, porteremo tutto ciò che caratterizza Rutigliano; con filmati, brochure, depliant, esperti di questo tipo di promozione e marketing, in modo tale da far conoscere in quella occasione i tratti identitari più importanti del nostro territorio.
L’iniziativa che è stata messa in cantiere insieme ad altri comuni pugliesi riguarda un progetto che probabilmente ci permetterà di accedere anche a fondi comunitari».
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